Apro le porte di “Mi Ritorni In Mente”!

In questo momento mi sento molto emozionata. Questa idea,questa rubrica, questa stanza (si una stanza immensa dove i ricordi sono tutte le vite e le avventure vissute grazie ai libri che ho letto) è la folgorazione di un attimo!

 

 

 (l'immagine è stata fotoscioppata dalla mia adorata mamma. Ahhhhh la mamma è sempre la mamma! Grazie mamma!!!)

 

 

 Mi Ritorni In Mente è rileggere e condividere quelle pagine a cui ho fatto le orecchie, quelle frasi che ho sottolineato a matita.... Perchè mi hanno dato ogni volta un'emozione particolare. E rileggere un libro per me significa: sedersi a prendere un caffè con un amico che non vedevi da tempo e digli "lo sai che mi sei mancato tanto?"

 

E così presa dall'eccitazione di questa idea mi sono chiesta quel'è il primo stralcio che voglio condividere? E mi sono risposta  

 

 Iris Johansen_Tra le Braccia di uno Straniero! 

Questa è la meravigliosa storia di due caratteri, Jordan e Marianna. Entrambi forti e coraggiosi, testardi, capaci di emozionarmi.Si combattono a vicenda, si piegano ma non si spezzano, si amano.

Di Jordan mi è piaciuto il percorso alla riscoperta di un sentimento nel quale lui non ha mai creduto. Di Marianna il suo essere Donna, nonostante la giovane età.

Lui deve proteggere la sua gente dall'invasione napoleonica, e lei è la chiave per questo. Lui vuole la sua mente, il suo corpo e anche la sua anima, lui che crede di dover sempre ripagare una gentilezza, di non meritare nulla gratuitamente,è per questo che nasce la leggenda dello scandaloso "duca di diamanti" 

 

 

Mentre lei deve a tutti i costi mantenere una promessa....Che deve occuparsi del suo fratellino più piccolo, che porta dentro di se le cicatrici della sofferenza....

Ad un certo punto della storia Marianna si ritrova ad intraprendere un viaggio, che è anche una lotta per la sopravvivenza. Non sa che Jordan ,con i suoi uomini, la sta seguendo. Jordan è arrabbiato con lei, si sente tradito, eppure ....

 

 

"Jordan arrestò il cavallo nei boschi a una buona distanza dal bivacco di Marianna.

Che cosa diavolo stava facendo lui là?, si chiese esasperato mentre scivolava giù dalla sella e legava il cavallo a un albero.

Afferrò il coniglio che aveva portato disteso sulla sella e si inoltrò nella foresta.

Non aveva idea di come le avrebbe fatto avere quel maledetto animale senza rivelare la sua presenza. I conigli morti non cadono dal cielo e in una pentola in cui cuocerli. Avrebbe dovuto lasciarlo...

Se n'era andata.

Si arrestò sul limitare degli alberi a parecchi metri dal fuoco che ardeva

luminoso. II suo giaciglio di pelle di pecora era disteso davanti ai ceppi incandescenti, ma Marianna non si vedeva da nessuna parte.

Fu attraversato da un sussulto di terrore. Poi la vide.

Era a piedi nudi nell'acqua bassa del fiume, una fiocina ricavata da un nodoso

ramo d'albero nella mano destra. Con la gonna dell'abito sollevata e infilata nella cintura, gli ricordava vagamente la Diana

nell'arazzo del casino di caccia. Marianna alzò la fiocina, scrutando nell'acqua

brunita dal chiarore lunare. Uno scintillio apparve alla superficie. L'aveva colpito!

E le era sfuggito.

Lei aspettò pazientemente mentre passavano i minuti. Uno scintillante

movimento alla sua destra e lei si girò, abbassando la fiocina con la stessa rapidità della trota che stava braccando. La mancò di nuovo. Si mise ad aspettare ancora. Il terzo tentativo ebbe successo. Udì la sua esclamazione di trionfo mentre teneva alto il pesce e tornava indietro faticosamente alla riva.

Lui svanì nell'ombra mentre lei si avvicinava al fuoco da campo. Nel tremolante

chiarore non sembrava più una indomita cacciatrice. La sua faccia era più scarna che al loro primo incontro a Talenka e cianotica dal freddo. Stava tremando, le gambe nude bluastre per la permanenza nell'acqua gelida. Dio, da quanto

tempo era in quel fiume prima che lui arrivasse?

D'impulso, fece un passo avanti. Avrebbe voluto avvolgerla nel calore e nella

sicurezza, proteggerla dal freddo e dalla fame.

Si fermò quando realizzò i propri desideri. Lei si era stretta addosso la pelle di

pecora e si era seduta, dondolandosi davanti al fuoco. Continuò quel movimento per parecchio tempo finché si fu abbastanza riscaldata da girarsi e raccogliere

la trota. Era un pesce di notevoli dimensioni. Avrebbe mangiato quella sera e

forse anche il giorno dopo. Jordan ritornò al suo cavallo. Lei non aveva bisogno di lui. Si era adattata alla situazione e aveva provveduto da sola.

Salì a cavallo e tornò al proprio campo. Era stato un lungo, freddo e inutile

viaggio. Avrebbe dovuto sentirsi seccato e frustrato. Non avrebbe dovuto essere così maledettamente orgoglioso di lei."

 

E poco dopo .....

 

 

«Perché non vuoi?» Gregor stava studiando la faccia di Jordan.

«Forse voglio che soffra.» Gregor scosse la testa. «Non è per vendetta. Tu l'avresti aiutata tre notti fa. »Jordan rimase in silenzio per un momento e poi disse: «Deve arrangiarsi da sola».

«Perché?»

«Per l'amor di Dio, non dobbiamo portarle via i frutti della sua conquista» sbottò

Jordan. «Che io sia dannato se le toglierò questo motivo d'orgoglio. Neppure una donna su mille potrebbe compiere questo viaggio senza aiuto. Merita di sapere che ce l'ha fatta da sola.»